Il commercio equo

COS’È

Equità riconosce che tutte le persone hanno pari dignità, meritano rispetto e devono godere degli stessi diritti e di pari opportunità di realizzazione. Il principio di equità esprime quindi l’esigenza di far assumere ai singoli cittadini, alle imprese e alle istituzioni la responsabilità delle proprie scelte economiche, sociali ed ambientali, con la consapevolezza delle ricadute collettive che esse producono, anche sulle generazioni future. Equità implica la solidarietà fra tutti gli esseri umani e con le altre componenti della natura. Il concetto di equità è strettamente collegato a quello di diversità: il primo presuppone la valorizzazione del secondo tramite un responsabile uso delle risorse ambientali, socioculturali ed economiche.

Il Commercio Equo e Solidale, condividendo pienamente questo approccio, è una particolare forma di partnership commerciale, basata sul dialogo, la trasparenza ed il rispetto, che cerca di garantire una maggiore equità del commercio internazionale, ritenuto un importante motore dello sviluppo.

In particolare, il fairtrade riconosce ai produttori ed ai lavoratori, messi ai margini dal mercato convenzionale, migliori condizioni di scambio permettendo loro di passare da una posizione di vulnerabilità alla sicurezza ed alla autosufficienza economica. Vengono così garantiti ai produttori il rispetto dei diritti, un margine da investire in progetti sociali e di autosviluppo e la partecipazione attiva alla gestione delle proprie organizzazioni.

Complessivamente beneficiano del Commercio Equo e Solidale quasi un milione di famiglie di lavoratori in 45 diversi paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.
Sono organizzazioni prevalentemente cooperativistiche, che si impegnano ad una gestione collettiva e democratica della loro struttura e ad impiegare parte dei ricavi in progetti di sviluppo sociale per le comunità e il territorio.
Spesso il margine di guadagno Fairtrade consente loro di rendere più agevoli le vie di comunicazione, di accedere all’acqua potabile e all’energia elettrica, di costruire scuole ed ambulatori medici. Nelle produzioni in cui non è possibile la gestione cooperativistica (come le arance, le banane o la lavorazione semindustriale dei palloni), l’inserimento di aziende nel circuito del Commercio Equo e Solidale è subordinato alla costituzione di un fondo per i lavoratori, del rispetto dei diritti sindacali, della corresponsione di un salario adeguato.

In merito alla tutela ambientale, Fairtrade TransFair Italia garantisce che i prodotti certificati rispondano a specifici requisiti ambientali. Gli standards ambientali servono per definire dei precisi requisiti per le varie colture. Sono previsti dei requisiti minimi inderogabili e dei requisiti in progress che incoraggiano i produttori ad obiettivi di miglioramento in modo che la tutela dell’ambiente diventi parte integrante di tutta l’attività agricola. Le finalità sono quelle di preservare i corsi d’acqua, le foreste vergini, gli ecosistemi di rilevante valore, i terreni dal fenomeno dell’erosione e migliorare il managment degli ecosistemi.
FLO, (Fair Trade Labelling Organisations international), il coordinamento internazionale dei marchi di garanzia richiede inoltre alle organizzazioni dei produttori di implementare l’agricoltura a lotta integrata attraverso la progressiva sostituzione dei prodotti chimici con quelli organici, dall’altro spinge i produttori a dotarsi di una certificazione ambientale. Tuttora sono già numerosi i prodotti del commercio equo e solidale provenienti da agricoltura biologica: caffè, cioccolato, the, banane, ecc.

COMUNITÀ LOCALI E COMMERCIO EQUO

Globalizzazione e sviluppo sostenibile e tutela dei diritti umani: le grandi tematiche internazionali non chiamano all’ appello solo i Governi o le Istituzioni sovranazionali. Le Comunità Locali di tutto il Mondo, soprattutto se unite tra loro, possono dare un grandissimo contributo per una globalizzazione giusta, per uno sviluppo sostenibile.

Nel 1992, durante il Summit della Terra a Rio, gli Stati si impegnano nell’Agenda 21, programma d’azione per il XXI secolo a favore dello sviluppo sostenibile, e sottolineano il ruolo essenziale che le comunità locali devono svolgere

  • 1994: ad Aalborg (Danimarca), si tiene la I Conferenza Europea sulle Città Sostenibili. La Carta di Aalborg , costituisce il primo passo per l’attuazione dell’Agenda 21 Locale a livello europeo. La sua sottoscrizione comporta un preciso impegno politico alla realizzazione di un processo di azione locale per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
  • 1999: le amministrazioni pubbliche, riunite a Ferrara, danno vita al Coordinamento Agende 21 Locali Italiane con il compito di promuovere i processi di Agenda 21 Locale in Italia
  • 2000: il Vertice dei Capi di Stato e di Governo, promosso dall’ ONU, definisce i cosiddetti “Obiettivi del Millennio”, 8 grandi obiettivi per l’umanità, da conseguire entro il 2015, tra cui la drastica diminuzione della fame, assicurare la sostenibilità dell’ambiente e sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo.
  • 2002: durante il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile a Johannesburg, molti Stati si impegnano a promuovere lo sviluppo sostenibile e particolarmente gli acquisti pubblici etici. A questo titolo, l’impegno delle comunità locali a favore del commercio equo rappresenta un contributo allo sviluppo sostenibile e all’applicazione di un’Agenda 21 locale. Il Consiglio e il Parlamento Europeo adottano il Sesto Programma Comunitario di azione in materia di ambiente. Il Programma promuove il processo di integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le politiche ed azioni comunitarie (Green Public Procurement). Si sottolinea il ruolo fondamentale delle Pubbliche Amministrazioni nell’azione di sensibilizzazione delle imprese e dei cittadini a favore di modelli di produzione e consumo sostenibili.
  • 2003: la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica approvano all’ unanimità una Mozione che impegna il Governo e le Istituzioni a promuovere il Commercio Equo e Solidale, come “originale forma di lotta alla povert à fondata sul commercio”.
  • 2004: i governi locali europei si riuniscono nella “Conferenza Aalborg+10 – Ispirare il Futuro” a dieci anni dalla I Conferenza Europea sulle Città Sostenibili. Sottoscrivendo gli “Aalborg Commitments” si impegnano a migliorare la qualità della vita locale senza minacciare quella delle persone in altre parti del mondo e delle future generazioni. In particolare a “…promuovere attivamente una produzione e un consumo sostenibili, con particolare riferimento a prodotti eco-certificati e del commercio equo e solidale ”.